Molto spesso i Pastori Maremmani Abruzzesi sono descritti come cani dal carattere difficile, talvolta instabili o addirittura aggressivi nei confronti dell’uomo. Questa convinzione, purtroppo, nasce da un fraintendimento profondo: non è la razza ad essere problematica, ma l’assenza di una corretta socializzazione nelle prime fasi di vita.

Origini e selezione: il vero temperamento del Maremmano

Chi conosce davvero il Maremmano sa che si tratta di un cane estremamente leale, intelligente e dotato di un forte senso del dovere. È un guardiano naturale, nato per proteggere greggi e proprietà, ma anche per collaborare con l’uomo.
Nella selezione tradizionale, il Pastore Maremmano non era mai isolato dal pastore: condivideva con lui spazi, ritmi e abitudini. Questo legame costante ha sempre rappresentato la chiave per un carattere stabile ed equilibrato.

Oggi, tuttavia, molti soggetti provengono da linee miste o allevamenti non controllati, dove la componente comportamentale viene trascurata a favore di quella estetica o, peggio, riproduttiva. È in questi contesti che nascono i problemi.

La socializzazione precoce: la fase più importante

Nei primi giorni e settimane di vita, i cuccioli attraversano quella che potremmo definire una fase di socializzazione prenatale e neonatale.
In questo periodo, è fondamentale che percepiscano la presenza dell’uomo come qualcosa di naturale e positivo. Devono poter sentire l’odore umano, essere toccati e accarezzati con delicatezza, ascoltare voci e rumori domestici. Tutto questo, naturalmente, nel pieno rispetto della madre e dei suoi tempi.

Questa esposizione precoce rappresenta il primo passo per costruire fiducia: il cucciolo impara che l’uomo non è una minaccia, ma una figura di riferimento stabile e prevedibile.

Quando la socializzazione manca

Nei casi in cui questa fase venga saltata – come accade purtroppo in cucciolate nate in ambienti poco seguiti, o cresciute in contesti semi-selvatici – il risultato è un cane che non riconosce più l’uomo come guida.
Il Maremmano, animale fortemente gerarchico e indipendente, tende allora a inserire l’uomo nella propria logica di branco. Ne deriva una comunicazione distorta, fatta di segnali incomprensibili per chi non conosce la razza: diffidenza, rifiuto del contatto, e in alcuni casi vere e proprie reazioni aggressive.

Non si tratta di “cattiveria”, ma di incomprensione sociale. Il cane agisce secondo il proprio linguaggio naturale, perché non ha mai imparato a leggere quello umano.

L’importanza del contatto continuo e della coerenza

La domesticazione del cane – e del Maremmano in particolare – non è mai un processo automatico. Richiede costanza, presenza e interazione positiva.
Un buon allevatore non si limita a “produrre” cuccioli, ma accompagna ogni soggetto nel suo percorso di crescita, affiancando la madre e favorendo un contatto graduale e rispettoso con le persone.

Solo così si ottengono Pastori Maremmani davvero equilibrati: cani capaci di proteggere, ma anche di collaborare con l’uomo in un rapporto di reciproca fiducia.

Conclusione

Il Pastore Maremmano Abruzzese non è un cane “difficile”, ma un cane che richiede comprensione, competenza e rispetto.
Quando allevato con metodo, socializzato fin dai primi giorni e seguito con coerenza, rivela tutta la sua nobiltà d’animo: un guardiano fiero, devoto e profondamente legato al suo compagno umano.

In definitiva, la differenza tra un Maremmano equilibrato e uno problematico non sta nel sangue, ma nelle mani e nel cuore di chi lo alleva.